10 gennaio 2010

Alastair Reynolds

Di questo autore inglese, che ha lavorato per molti anni in Olanda presso ESA (European Space Agency) ne sentiremo parlare.

Ovviamente, se verrà tenuto in considerazione dalle case editrici nostrane.

Per il momento la sola (a quanto mi risulta) ad essere riuscita ad acquisire i diritti di pubblicazione è Mondadori. Per di più con un branch che non viene distribuito in libreria ma in edicola (tanto di cappello ai curatori di URANIA).

In generale, chi lavora per anni nel settore della Fisica o della tecnologia, riesce ad avere una visione realistica della vita, di chi siamo e dove andiamo... insomma, qualcosa di simile.
Una visione sicuramente pragmatica, ma che riesce ad evitare voli troppo pindarici. Se poi un astronomo o un Fisico in meccanica quantistica ha il dono della fantasia, unito a del talento per la narrazione e che sappia sfruttare le idee di base delle materie studiate, senza appesantire il romanzo di inutili tecnicismi... be', abbiamo ottenuto un autore sopra le righe.

Ovviamente, questa non è una regola.

Sono riuscito infatti a recuperare una mia vecchia e impolverata trilogia di Edwin Charles Tubb, un autore incredibile che ha scritto libri e lavorato a sceneggiature per una vita intera... e non è un modo di dire, ancora oggi a novanta anni, continua a scrivere vivacemente.
E non è uno scienziato.
Ma di lui parleremo in un'altra occasione.

Leggere Alastair Reynolds è stata una piacevole sorpresa.
Devo però ammettere che la prima parte del romanzo "Rivelazione" stentava a carburare. A me, che non dispiacciono le tematiche a sfondo archeologico, mi disturba un po' la tecnica che io chiamo altalena da soap-opera, cioè saltare da una situazione all'altra apparentemente scollegate. Una tecnica che ti porta con un certo ritardo ad avere una visione di insieme. E infatti, il libro ha placidamente stazionato per un po' sul comodino, a seconda dei miei momenti di ispirazione alla lettura.

Poi, la narrazione ha preso consistenza e vitalità, suscitando un interesse sempre maggiore e quello... é stato l'inizio della fine. A quel punto divento un predatore vorace, e la lettura si protrae finche il buon senso non mi suggerisce che è ora di chiudere il libro per una pausa di sonno.

L'impianto narrativo di "Rivelazione" sebbene si riveli semplice una volta compreso, è molto ben supportato dallo stile di Reynolds, che sa descrivere molto bene gli spazi, come ad esempio gli immensi, e nello stesso tempo claustrofobici, ambienti della nave "Nostalgia dell'Infinito" che richiama alla mente la mole del "Nostromo" di Ridley Scott. Abbiamo quindi il protagonista, questo futuro archeologo, ossessionato (in realtà uno stato indotto, in modo inconsapevole) da una civilta aliena scomparsa da un milione di anni e di cui sono rimasti all'umanità, solo i reperti più longevi (come lo sono per noi le piramidi) rappresentati da manufatti in pietra finemente intagliata. Ossessionato e abbandonato sul pianeta con una piccola colonia di scienziati dopo che, a seguito di una sorta di ammutinamento, parte dell'equipaggio (e la stessa moglie del protagonista) si impadronisce della nave lasciando l'orbita del pianeta verso una destinazione sconosciuta.

Ovviamente, non voglio rovinarvi il resto della letture con troppi dettagli.

Questo primo romanzo (pubblicato in due parti da Urania) non si conclude qui, non per nulla rientra in una space opera di più ampio respiro ma, se questa è la premessa, godibilissima.

"Rivelazione" mi è piaciuto al punto che sarei tentato l'acquisto dei successivi libri (e già pubblicati all'estero), in lingua inglese. Potrei provarci, caso mai scopro che mi piace ... un pò come sta succedendo per i film su DVD, che ho imparato ad apprezzarli in lingua originale usando i sottotitoli.

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